L'antico rituale di Samhain
Samhain era l'inizio dell'anno celtico, un momento in cui l'attenzione dell'uomo si spostava verso l'interiorità, la profondità e l'inconscio, dove dimoravano le forze primarie della vita.
I Celti credevano che, durante questa notte magica, la dea Cailleach, signora della terra e della morte, eliminava le barriere fra i mondi e permetteva alle forze del caos di invadere i reami dell'ordine, affinché il mondo dei morti potesse entrare finalmente in contatto con quello dei vivi.
Nella tradizione celtica, il giorno che segnava la fine di un ciclo e l'inizio di un altro, non apparteneva a nessuno dei due, ma costituiva un "tempo oltre il tempo". La mezzanotte di Samhain era un ora magica, perché segnava la linea di confine non solo tra i due giorni, ma tra due cicli di vita, un passaggio tra la realtà del mondo terreno e le altre dimensioni. A Samhain, il velo fra il mondo terreno e quello ultraterreno era più sottile: si credeva che durante questo periodo sia gli uomini e sia gli spiriti dei morti potessero passare liberamente da un mondo a un altro.
Secondo una antica concezione pagana, si festeggiava la vita nella morte, con una celebrazione che non aveva nulla di triste, quasi a ricordare che ogni fine era un nuovo inizio, e ogni morte in questo mondo era una nascita nell'Altro.
Samhain era il primo giorno dell'inverno e segnava la fine dei raccolti. In molte culture pastorali, l'inverno era visto con timore: la notte era più lunga del giorno, e si avvicinava il tempo dell'abbandono, ovvero il momento di abbandonare ogni cosa non desiderata e le proprie paure, un po' come facevano gli alberi quando lasciavano cadere a terra le loro foglie morte.
Per i Celti, che erano un popolo dedito all'agricoltura e alla pastorizia, tale ricorrenza assumeva una rilevanza particolare, in quanto si entrava nei mesi "bui" e si cambiava il ritmo della vita quotidiana. Era la fine dell'estate e l'erba era meno abbondante nei prati: bisognava proteggere i suini e i bovini nelle stalle, che costituivano non solo la ricchezza, ma la sopravvivenza dell'intera comunità durante il periodo invernale. Dopo aver riposto nei granai i raccolti estivi, e dopo essersi approvvigionati di fieno e viveri vari, si facevano rientrare le greggi nei loro rifugi: con le scorte accumulate, essi si preparavano a trascorrere i mesi bui nelle migliori condizioni.
Tutto ciò che rimaneva dai raccolti nei campi veniva abbandonato e lasciato ai Puca (folletti dispettosi e malvagi dei boschi).
Poiché la natura si accingeva ad andare a dormire, e cominciava la vera oscurità, Samhain era l'ultimo momento in cui si potevano fare provviste per l'inverno imminente. Si raccoglieva la legna, che sarebbe servita per il camino, si preparavano le conserve di marmellata, di verdura in salamoia, olio e aceto. Si raccoglievano gli ultimi frutti della terra (soprattutto le mele), prima delle gelate. Era il momento in cui venivano fatte le provviste di carne: si macellavano gli animali designati e si andava a caccia. Presto, infatti, il manto di neve avrebbe ricoperto ogni cosa, e avrebbe reso difficoltosa persino l'uscita di casa a causa del freddo pungente. Il gelido inverno era alle porte, e con esso tutto il bagaglio di incertezza sulla vita e sulla morte. Si doveva fare i conti con ciò che era stato accumulato: se non fosse stato abbastanza, si sarebbero dovuto affrontare carestie, malattie e un futuro per niente rassicurante.
Le persone si chiudevano nelle loro case per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali, passando il tempo a raccontare storie e a fare lavori di artigianato. Ci si ritrovava, dunque, intorno al fuoco a meditare sui propri defunti, brindando in loro onore e ricordandone le gesta, come se fossero ancora vivi. Si raccontava sulla vita dei propri avi e fantastiche leggende di antichi re. Era uso comune preparare la tavola anche per coloro che erano morti da poco e lasciare del cibo per le loro anime erranti. Per i loro defunti, le famiglie irlandesi usavano anche lasciare il tabacco, un piatto di porridge e delle sedie vuote attorno al focolare. Un tempo si accettava la morte come parte stessa della vita e non la si condannava, bensì la si onorava. Se si entrava a far parte del regno dei morti con onore, si poteva essere ricordati per sempre attraverso banchetti e ricorrenze. Non si trattavano i morti come qualcosa di poco utile, ma li si vedeva come se fossero la propria connessione con l'aldilà, l'eterno legame con il passato e le proprie radici.
Samhain veniva celebrata dagli antichi con solenni banchetti per tre giorni e tre notti; ma i festeggiamenti potevano durare anche una settimana intera.
Durante i festeggiamenti veniva osservata una rigida gerarchia in merito al posto assegnato a ciascuno, ai cibi e alle bevande servite. Anche se generalmente le donne si accomodavano in un'altra sala, tutti i membri della comunità, del regno o della tribù erano presenti intorno al re per celebrare Samhain. Si trattava, dunque, di una ricorrenza pacifica e fraterna, durante la quale si cercava di instaurare una società ideale. Prevaleva il concetto di "comunione", come lo ritroviamo anche nell'Ognissanti cristiano, che si concretizzava condividendo cibo e bevande.
"Possiamo dunque affermare che i festini di Samain, che terminano con un'ubriacatura generale, sono innanzitutto orge nel vero senso della parola, cioè "esaltazioni collettive dell'energia", un'energia che risiede potenzialmente in ogni individuo […] Essere in stato d'ebbrezza equivale a essere "al centro", sulla frontiera instabile che separa il mondo reale da quello immaginario, visibile e invisibile, luce e ombra, assoluto e relativo, divino e umano. In un certo senso, i rituali di Samain provocano lo "sganciamento" verso altrove, e ciò li connette alla nozione cristiana di Comunione dei Santi celebrata il 1° novembre, quando gli esseri umani sono in stretto contatto non soltanto con il mondo di Dio, ma con tutti coloro che siedono alla Sua destra"... (dal libro "Halloween - Storia e tradizioni" di Jean Markale)
Le bevande distribuite ai convitati erano perlopiù alcoliche: birra, idromele e a volte vino. L'idromele era forse la più utilizzata, perché considerata "la bevanda degli dèi". Era sacra, e ciò non faceva altro che accentuare il carattere religioso del banchetto di Samhain.
Oltre che bere, i partecipanti alla festa mangiavano in maniera smisurata: venivano servite varie specie di carne (dal maiale al cinghiale), salsicce, burro fresco, latte cagliato e pane. Durante i banchetti si consumavano in abbondanza anche mele e nocciole arrostite.
Un'altra caratteristica di questa antica festa era il rovescio dei valori tradizionali: tutto ciò che normalmente era vietato ora diventava lecito, esattamente come avveniva nei Saturnali a Roma o durante la Festa dei Folli nell'Europa medievale (una sorta di Carnevale). Il disordine era simboleggiato dagli scherzi, quali il gettare porte, aratri e carri negli stagni, o nel portare i cavalli di qualcuno nel campo di altre persone. Anche il limite tra i sessi veniva superato, con i ragazzi che indossavano gli abiti delle ragazze e viceversa. In quei giorni di festa esistevano anche dei giochi. Un gioco che si faceva spesso tra le famiglie irlandesi era quello di cercare di prendere con i denti una mela immersa in un catino pieno d'acqua, oppure di mordere una mela appesa ad un filo con due bastoncini piantati ai lati opposti, sui quali bruciavano due candele.
Ma non solo il mondo degli esseri umani era interessato dai festeggiamenti di Samhain. Si narra che, durante questa notte speciale e misteriosa, il Popolo Fatato intonasse bellissime note di magiche canzoni, così ammalianti da indurre alcuni musicisti a seguirle con i loro strumenti, lasciandosi andare in pazze ballate.
I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (il 31 ottobre circa) Samhain, Signore della Morte e Principe delle Tenebre, chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, e che in tale giorno tutte le leggi fisiche dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi a quello dei viventi. I Celti, infatti, erano convinti che i morti risiedessero in una terra di eterna giovinezza e felicità, chiamata Tir Nan Oge, e ritenevano che a volte essi potessero soggiornare assieme al Popolo delle Fate sulle collinette circostanti.
Una leggenda riferisce che tutte le persone morte l'anno precedente tornavano sulla terra la notte del 31 ottobre in cerca di nuovi corpi da possedere per l'anno a venire. Ovviamente, i vivi non volevano essere posseduti! Perciò i contadini dei villaggi rendevano le loro case fredde ed indesiderabili, spegnendo i fuochi nei camini, e rendevano i loro corpi orribili, mascherandosi da mostri e gironzolando tra le case per far scappare di paura tutti gli spiriti che incontravano! La notte della Vigilia del Nuovo Anno era, infatti, immersa nell'oscurità: le case venivano sbarrate, e alcuni non osavano avventurarsi all'esterno della propria abitazione per il timore di incontrare spiriti maligni o Fate che, grazie alle loro malie, avrebbero potuto attrarli nelle loro danze, facendogli dimenticare la retta via e il trascorrere del tempo.
I più coraggiosi, però, si incontravano con i druidi (sacerdoti saggi e veggenti), riuniti sulla cima di una collina sacra, in prossimità di un'oscura foresta di querce: dopo che i sacerdoti avevano spento il Fuoco Sacro sull'altare, tutti i presenti attendevano in silenzio nell'oscurità il trascorrere dell'ora fatale tra le stagioni; dopo la mezzanotte, i druidi si accingevano ad accendere il Nuovo Fuoco spirituale, che stava a simboleggiare l'arrivo del Nuovo Anno e la Luce Divina, che avrebbe guidato tutti i componenti della comunità in quel periodo di tenebre. Solo allora iniziavano i festeggiamenti con grande gioia, che si protraevano fino all'alba del nuovo giorno. Si credeva anche che il Fuoco di Samhain fosse un faro e una guida per le anime perdute, le quali potevano usare la sua luce per andare o tornare nel loro luogo di riposo.
Quando il mattino giungeva, i druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia, che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Tutti dovevano riaccendere il proprio focolare dalla stessa fonte, cioè con le braci ardenti provenienti dal Fuoco Sacro, come segno di comunione fraterna ed appartenenza ad un unico gruppo sociale.
Per auspicare la fertilità dei campi, i druidi ringraziavano gli dèi, sacrificando animali attraverso riti propiziatori e versando il loro sangue sulla terra.
I druidi consideravano la notte di Samhain come uno dei momenti migliori per predire la fortuna, mentre i bardi (poeti e cantori di imprese leggendarie) la consideravano come un solenne momento per la narrazione di grandi gesta compiute da antichi eroi. Regnava, dunque, una duplice dimensione di passato-futuro: mentre i druidi erano proiettati alla previsione del futuro, i bardi facevano riflettere sulla consapevolezza di possedere un ricco bagaglio culturale radicato nel passato.
L'usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween nasce proprio dalla tradizione celtica: dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 ottobre, gli antichi britanni erano soliti festeggiare per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi, per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con delle maschere grottesche, ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate (non zucche).
Nella tradizione celtica non esisteva il diavolo e nemmeno le creature demoniache. Tuttavia, le Fate erano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini, i quali erano risentiti del dover condividere con esse le proprie terre. Secondo alcune leggende, nella notte di Samhain, le Fate erano solite fare alcuni "scherzetti" agli umani, portandoli a perdersi nelle "colline delle Fate", dove si diceva rimanessero intrappolati per sempre. I Celti, quindi, per guadagnarsi il favore delle Fate, erano soliti offrire ad esse del cibo o il latte, che veniva lasciato sui gradini delle loro case.
Molte delle tradizioni celtiche di Samhain avevano a che fare con la celebrazione dei propri dèi. Ci si vestiva come questi ultimi durante le celebrazioni e si andava di casa in casa a chiedere cibo da offrire alle divinità. Samhain era strettamente legato all'offerta di cibo agli spiriti.
Durante le festività di Samhain, gli antichi Celti celebravano anche un altro rituale: la "Raccolta del Sacro Vischio", anche se molti antropologi collocano questa solenne pratica nel periodo intorno a Yule (Natale). Nelle notti antiche di Samhain, i druidi, armati di un falcetto d'oro, si recavano nelle Selve Sacre di querce secolari, per raccogliere un ramo di vischio, che non veniva considerato come una semplice pianta, ma una creazione divina generata dalla Folgore. La pianta sacra rappresentava la congiunzione del basso (l'uomo) con un qualcosa di sublime che veniva dall'alto (mondo spirituale).
(da "La ruota dell'anno" - di Luciano Travaglione)
Fonti e Bibliografia
Libri:
- "Carmina Gadelica", Alexander Carmichael
- "Dictionary of Celtic Mythology", James MacKillop
- "Halloween and Other Festivals of Death and Life", Jack Santino
- "Halloween. Nei giorni che i morti ritornano", Giuseppe Bellosi, Eraldo Baldini
- "Halloween: An American Holiday, An American History", Lesley Bannatyne
- "Halloween: From Pagan Ritual to Party Night", Nicholas Rogers
- "The Celts", Nora Chadwick
- "The Fairy-Faith in Celtic Countries", W. Y. Evans-Wentz
- "The Silver Bough", F. Marian McNeill
- "The Spiral Dance: A Rebirth of the Ancient Religion of the Great Goddess", Starhawk
- "The Year in Ireland: Irish Calendar Customs", Kevin Danaher
- "Halloween. Storia e tradizioni", Jean Markale
Siti Web:
- www.halloween.it
- www.wikipedia.it
- www.targatocn.it
- www.bethelux.it
- http://tavernaelfica.forum-express.net
- http://www.spaziofatato.net
- http://www.tuttohalloween.it
- http://www.ilturista.info
Autori di Articoli e Scritti:
- don Marcello Stanzione
- Le sacerdotesse di Avalon - Il Tempio (giornale e rivista)
- Simone Valtorta